Parla
Luigi Guidano
“L’azione
amministrativa non va. Quella del candidato-sindaco non è stata l’unica nota
stonata”
Carissimo Direttore, tra il serio e il faceto, quando mi
hai contatto per chiedermi la disponibilità alla presente intervista, hai
esordito con la formula di rito dei poliziotti americani al momento
dell'arresto di un presunto malvivente, ricordandomi il diritto di tacere per
evitare che quanto affermato potesse ritorcermisi contro.
Benché avvertito, aderisco volentieri alla richiesta.
Scherzi a parte, chi riveste una pubblica funzione non
può avere remore a parlarne, per rendere conto del proprio operato e dello stato di salute dell'amministrazione
nella quale opera.
Si sentono malumori
e scricchiolii nella maggioranza consiliare o più specificamente nel PD. Si
parla di una tua uscita dal Consiglio e di qualche assessore dalla Giunta. Che
c'è di vero?
Avendo governato Taurisano per dieci anni consecutivi, a
capo di maggioranze di centrosinistra molto più composite e politicamente
connotate della presente, posso
tranquillamente sostenere che è fisiologico il verificarsi di fibrillazioni e
scricchiolii, soprattutto quando i problemi da affrontare sono complessi e
possibili di soluzioni diverse o quando
si tenta di imporre posizioni di parte che mal si conciliano con gli interessi
della comunità. E' sempre accaduto e continuerà ad accadere. Sta alla
responsabilità ed alla capacità del timoniere richiamare l'equipaggio
all'ordine ed al rispetto del programma convenuto, non solo nei contenuti ma
anche, se non soprattutto, nei metodi.
Della maggioranza che governa Taurisano, si diceva che
avesse i giorni contati già all'indomani delle elezioni amministrative del
giugno 2011. Sono trascorsi oltre due anni e la maggioranza è al suo posto,
senza che i consiglieri che ne fanno parte abbiano mai determinato situazioni
problematiche in Consiglio comunale.
“Malumori e scricchiolii” ve ne sono stati e ve ne sono
perché l'azione amministrativa non va come dovrebbe andare, neanche su
questioni di interesse generale per le quali in Consiglio comunale sono state
votate delibere all'unanimità.
Ci si muove come una macchina alla quale l'autista ha
dimenticato di togliere il freno di stazionamento. Anzi, tanta è la paura di
viaggiare che, nel dubbio, si preferisce restar fermi. E' la condizione della
non politica, poiché l'ordinaria amministrazione è altra cosa.
Quanto al gruppo
consiliare del Partito Democratico, che, per le variazioni sopraggiunte
rispetto all'iniziale composizione, è attualmente costituito da dieci
consiglieri, compresi gli assessori, pari al 59% dell'intero Consiglio comunale
ed all'83% del gruppo di maggioranza,
compreso il Sindaco e l'assessore Calogero, posso garantire che la disciplina
di gruppo ha sostanzialmente retto. Se
invece ci si riferisce al Partito, è indubbio che la contentezza non è di casa,
pur nella consapevolezza che in casa è la responsabilità.
Si ha
l'impressione - lo dico da osservatore
- che nella giunta Di Seclì manchino
collegialità e cifra politica e che perciò essa sia politicamente
irresponsabile. Dall'esterno è un'impressione e dall'interno?
Premetto che non conosco le dinamiche dei lavori in
Giunta pur conoscendone, per diretta esperienza, i meccanismi di funzionamento.
A sentire gli assessori, specialmente l'unico tra loro che ha avuto precedente
esperienza, qualcosa non funziona e soprattutto
non si comprende la cifra politica dell'operato dell'esecutivo rispetto
all'incidenza dell'apparato. Inizialmente si è pensato alla mancanza di
esperienza; dopo due anni la giustificazione non regge.
La collegialità formale, almeno per l'adozione delle
deliberazioni, è garantita; non so quanto lo sia nella adozione delle scelte.
Ma questa non è e non può essere una
scusante per nessuno. Evidentemente la
tua impressione è fondata, solo che la “irresponsabilità” non è quella che
l'articolo 90 della Costituzione riserva al Presidente della Repubblica, ma una
pratica non certamente benefica per la nostra Città.
E' altresì evidente che in un esecutivo di sei elementi,
quattro dei quali appartenenti al Partito Democratico, la responsabilità
maggiore ricade sul PD e sui suoi rappresentanti.
Non credo tuttavia che il giudizio sull'Amministrazione
debba limitarsi alla sola valutazione dell'operato dell'esecutivo; i parametri
di riferimento sono molto più ampi ed abbracciano ambiti non sempre
riconducibili all'attività del Consiglio e della Giunta.
Non ti
sembra anomalo e comunque esagerato che una volta eletto Di Seclì abbia
rivendicato la sua autonomia da chi lo aveva candidato?
Dopo dieci anni di impegno politico amministrativo avevo
maturato la decisione di non candidarmi e comunque non ho direttamente seguito
la vicenda che ha portato alla individuazione del candidato sindaco alle
elezioni del giugno 2011.
Avrei preferito una candidatura politicamente connotata,
interna al Partito Democratico, e meno avanti negli anni. In tal senso ho
anche cercato di lavorare, purtroppo
senza successo.
Quando venne prospettata la possibilità della candidatura
Di Seclì, quanti l'avevano caldeggiata, parlarono di una persona vicina alle
posizioni del Partito democratico, addirittura disposta alla formale adesione.
Così non è stato e non ritengo che la responsabilità possa essere attribuita al
Sindaco, anche perché sono convinto che
sarebbe cambiato poco o nulla.
Ma nella formazione della lista, quella del candidato
sindaco non è stata l'unica nota
stonata, come i fatti hanno successivamente dimostrato.
Il Partito Democratico, dopo l'esito elettorale ed al
momento della formazione dell'esecutivo, ha dovuto prendere atto di quanto
accaduto, imponendo al Sindaco la sola
condizione che la delega di Vice Sindaco fosse appannaggio di un proprio
rappresentante, posto che la scelta da parte del Capo dell'Amministrazione, in
nome delle prerogative che la legge gli riserva, andava in tutt'altra direzione.
Per non dire della richiesta di un assessore esterno,
naturalmente a scapito del Partito Democratico, da attribuire all'area politica
di centro destra esclusa dalla competizione elettorale.
Fosse stato per il Sindaco, il Partito Democratico avrebbe visto
fortemente ridimensionata la sua presenza politica nella maggioranza e nella
Giunta, riducendosi a semplice supporto di una coalizione nella quale contava
ben otto consiglieri su dodici, Sindaco compreso.
Fondatissima, quindi, l'anomalia o l'esagerazione da te
rilevata, comunque tollerata dal Partito democratico, anche dopo la
sottolineatura da parte dell'Assessore Calogero della sua sensibilità politica
di centro destra, pur non facendone ufficialmente parte.
In altri contesti chissà cosa si sarebbe detto e cosa
sarebbe accaduto.
Il Partito democratico ed il suo gruppo consiliare, nella
consapevolezza che la responsabilità della situazione fosse loro riconducibile,
non hanno creato problemi, pur in presenza di mugugni e malumori.
La tua
messa da parte, al netto di ogni considerazione personale, è stata recepita
come una condanna dell'esperienza politico-amministrativa precedente. Può
essere che non sia così, ma così è stata intesa.
Nei dieci anni in cui ho avuto l'onore e l'onere di
guidare l'Amministrazione cittadina non ho assolutamente pensato a costruire
consenso e carriera personale. La preoccupazione principale è stata quella di
governare il paese e risolvere problemi che da decenni attendevano di essere
portati a soluzione.
La verità è nei fatti e il giudizio non può prescindere
dal riscontro dei programmi e da ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Tra l'altro, senza voler parlare del mio operato, il
consenso accordatomi nelle due consecutive legislature testimonia dei risultati
raggiunti, non solo dal punto di vista amministrativo e delle opere pubbliche
realizzate e che si stanno tutt'ora realizzando, quanto, soprattutto, dal punto
di vista politico, avendo consentito a Taurisano il superamento della
condizione di isolamento nella quale l'avevo trovata e la conquista di una
dignità, ai vari livelli istituzionali, da molti, ancora oggi, riconosciutaci e
rimpianta.
Non avevo e non nutro pretese di alcun genere e mai ho
sollecitato incarichi di alcun tipo.
Quanto al risultato elettorale ultimo, è la conseguenza
di una serie di concause, alcune generali, altre tipicamente locali, delle
quali non è questa la sede per parlarne.
Se qualcuno temeva che lavorassi per la caduta
dell'Amministrazione, informandosi se fossi ricandidabile dopo breve periodo,
deve prendere atto che ho fatto esattamente il contrario, tenendo a freno i
malumori e gli scricchiolii più seri.
Quanto alla mia uscita dal Consiglio comunale, se e
quando si concretizzerà, sarà determinata da valutazioni politiche, comunque
presentate al partito e rese di pubblico dominio, con riferimento alla
situazione nella quale versa il Paese e muovendo dalla convinzione che non
sempre l'interesse di una parte o di un partito può essere anteposto all'interesse
della comunità.
Non ho altra pretesa, né faccio proseliti, anche perché,
fuori Guidano, subentrerà un candidato che ha riportato appena un voto di
preferenza in meno.
L'Assemblea
Generale del Pd di martedì, 9 luglio, ha dato la plastica rappresentazione di
una base del partito piuttosto “assente”. Che provvedimenti intende prendere il
partito per recuperare la sua fiducia?
Nel marasma della condizione dei partiti nazionali, il
Partito Democratico, che pure vive una condizione “migliore” dal punto di vista
politico, nonostante i misfatti del recente periodo, si accinge a celebrare il
suo congresso nazionale, preceduto dai congressi locali. Le prospettive non
sono delle migliori e le contraddizioni sono tante. Mi auguro che il Partito
sappia e possa finalmente darsi una sua identità, che non sia la sommatoria di
storie e personaggi tra loro divergenti.
Ho sempre fidato, a differenza di tanti profeti che hanno
poi abbandonato il campo, nella bontà del progetto e ne sono ancora convinto,
sottolineando in diverse occasioni, proprio perché consapevole delle criticità,
che alla vecchia guardia competeva la responsabilità di sostenere il progetto e
lavorare per l'avvento di una nuova classe dirigente del partito e della
nazione costituita da giovani che avessero la mente sgombra dai condizionamenti
delle antiche appartenenze e delle vecchie logiche correntizie.
Il Partito Democratico, dal mio punto di vista, sarebbe
dovuto nascere e può nascere allo stesso modo in cui su un vecchio tronco,
tagliate le antiche fronde, si fa crescere una nuova vegetazione, libera dalle
patologie della vecchia e capace di dare frutti sani a abbondanti.
Non si tratta di rottamare, ma di innovare,
nell'interesse del partito e soprattutto della Nazione.
E' quanto auspico possa accadere anche in Taurisano,
certo che, in tal modo, la fiducia verrà di conseguenza.
A cura
di Gigi Montonato
Nel
Pdl si contano, ma forse…inutilmente
Lina Normanno, levatrice presso l’Ospedale di Casarano, è
la nuova coordinatrice del Pdl di Taurisano; suo vice un giovane, Emilio
Orlando. Ha prevalso su Maria Angela Treglia, avvocatessa, che si presentava al
congresso in ticket con Mario D’Ambrosio, entrambi storici rappresentanti della
destra taurisanese, fin dal Msi.
A considerare la provenienza dei vari candidati, verrebbe
di dire che il congresso ha sancito la diversificazione tra le due anime del
Pdl, quella di Forza Italia e quella di An. Ma non è così, perché nelle due
liste in competizione ci sono soggetti di provenienza trasversale.
Il congresso, che
si è svolto domenica 16 giugno nell’Aula Consiliare del Comune alla presenza
delle massime autorità locali del partito, Presidente Gabellone in testa, ha
dato questi risultati. Su 150 votanti (tesserati), la lista capeggiata dalla
Normanno ha ottenuto 82 voti (54,6 %), l’altra capeggiata dalla Treglia ne ha
ottenuti 68 (45,3 %). Dunque uno scarto modesto, segno che i due schieramenti
più o meno si equivalgono; uno scarto, però, che si traduce nel direttivo in un
7 a 4,
sproporzionato. E’ la legge di ogni votazione che voglia dare a chi vince anche
l’opportunità di gestire le situazioni.
Il confronto ha prevalso sulla linea unitaria, il che
lascia presagire non proprio seguiti tranquilli. Al di là – ovvio – delle
dichiarazioni ufficiali. Il Direttivo vede in maggioranza, con Lina Normanno ed
Emilio Orlando, Maria Rita Ponzetta, Eliana Nuzzo, Antonio Cappilli, Fernando
Manco, Antonio Luigi Manco; per la minoranza: Maria Angela Treglia, Mario
D’Ambrosio, Luca Piccinno, Riccardo Rizzello.
In tutti c’è la volontà di andare oltre la disgraziata
esperienza di due anni fa, quando la lista non fu ammessa alle Amministrative
del 2011, per vizi di forma – si disse – dovuti non ad imperizia ma ad una mai
chiarita volontà di farsi reciprocamente male.
E’ prematuro trarre indicazioni politiche da quanto è
avvenuto. Il Direttivo è profondamente rinnovato, ci sono quattro donne, di cui
una è coordinatrice. Non ci sono i veri leader del partito, i quali hanno
deciso di non candidarsi, per favorire il rinnovamento. Ma senza i suoi
conosciuti intermediari il partito rischia di perdere i contatti con la base.
C’è inoltre un’ultima considerazione da fare. Quanta parte dei quadri del
centrodestra è rimasta fuori da questo congresso, ma pronta all’impegno
elettorale in caso di elezioni? Sono questioni importanti per capire la
consistenza di questo nuovo gruppo dirigente, per sapere chi rappresenta e come
intende operare per coagulare tutte le espressioni del centrodestra, vecchio e
nuovo. Né si può trascurare il fatto che a livello nazionale stanno maturando
scenari regressivi di riproposizione di Forza Italia e di una nuova destra
ancora da titolare. Essa non sarebbe altro che il tentativo di recuperare i
vecchi militanti del Msi e di An. Per tutti la pausa estiva incombe a cercare
refrigerio al corpo e alla mente.
Le
piazze, le chiusure, i parcheggi, le strade
Ora si
sta davvero esagerando
Piazza Castello, il salotto di Taurisano, è stata
incatenata, chiusa al traffico, come già avevamo annunciato nello scorso numero
di “Presenza”, rischiando, per dire la verità, la notizia, perché una
speranzella di ravvedimento era legittimo conservarla. Niente, non c’è stato
niente da fare: chiusa. Piazza Castello è una “chiusura”, in dialetto chisura. Il termine risale al medioevo,
quando chi si sentiva proprietario di un fondo lo chiudeva per impedire
l’accesso agli estranei, recintandolo con muretti a secco. Fu l’inizio di una
vera rivoluzione agricola, come sa l’inclito e il colto.
La chiusura di un fondo è ancora prevista dall’art. 841
del Codice Civile: “Il proprietario può chiudere in qualunque tempo il fondo”. Ma una piazza, la si può
chiudere?
Il proprietario di Piazza Castello è il popolo di
Taurisano; e in ogni caso ci sono decine di famiglie che hanno il diritto di
passaggio per raggiungere le proprie abitazioni. Ma tant’è, è stata chiusa.
Verrebbe di dire: ed ora ripiantiamo le vigne! Non so quanto tempo possa durare
una simile stravagante iniziativa, forse neppure legale, comunque dannosa per
il paese e pericolosa per la restrizione degli spazi di transito degli autoveicoli
in un punto cruciale del traffico.
Non si scervelli il cittadino a chiedersi perché
l’Amministrazione ha deciso di chiudere Piazza Castello. E’ una guerra antica
tra chi le cose le ama vedere e chi ha il bisogno di usarle. I primi non escono
di casa, non sanno che significhi piazza, hanno in odio i luoghi urbani e chi
li frequenta, qualcuno è stordito dalle piazze e dalle strade deserte dei film del
Commissario Montalbano, altri non sanno il rapporto che c’è tra i luoghi urbani, la
viabilità, la possibilità di fermarsi, di sostare e le attività politiche,
economiche e sociali. In genere questi signori agorafobi appartengono al ceto
impiegatizio e sono poco sensibili alla vita pubblica. C’è inoltre da
considerare che i progetti da realizzare con fondi europei – come la
riqualificazione del centro storico di Taurisano – sono pensati per realtà che
niente hanno a che fare con la nostra. Figuriamoci, in un paese dove non
lasciano in piedi un lampione o un sedile, ti rubano la bicicletta appena la
lasci per entrare nel bar o nell’edicola, se lasceranno le biciclette previste
a disposizione di chi ne ha provvisorio bisogno.
Oltre a Piazza Castello è stata sottratta all’utenza
pubblica piena l’area retrostante al Palazzo Ducale, con la conseguenza che le
decine e decine di auto che trovavano lì il parcheggio ora sono parcheggiate ai
due lati delle vie adiacenti, con grande difficoltà di transito e di fermata
per gli esercizi commerciali della zona. Anche per quest’area vale il criterio
del “bello a vedersi” contro “l’utile ad usarsi”.
L’indifferenza dell’Amministrazione verso questi problemi
è incredibile. I signori residenti in Piazza Castello, Piazza Palazzo Vecchio e
vie interne al centro storico si ribellarono alla chiusura, chiedendo a gran
voce come avrebbero potuto raggiungere le loro abitazioni in auto. Ci fu chi si
vestì d’autorità e fece allontanare i dimostranti dal cantiere; qualcun altro
con umorismo, degno di miglior causa, disse che avrebbero potuto raggiungere le
loro case “con l’elicottero”.
Tanto accanimento da parte dell’Amministrazione è
limitato al centro storico. Il resto del paese non esiste. Ci sono strade
impercorribili se non a rischio di investire o di essere investiti. Corso
Vanini, nei pressi dell’Ufficio Postale e della Banca Apulia è inagibile
ventiquattr’ore su ventiquattro – ma la Banca Apulia non doveva avere i suoi parcheggi?
–; Corso Umberto I nel tratto Viale Eroi d’Italia – Piazza Fontana; Via Leonardo da Vinci nei pressi
dell’incrocio con via Nizza; via Verdi all’altezza dell’incrocio con Via
Cadorna e di Viale Eroi d’Italia; Viale Rimembranze per tutta la sua lunghezza.
Sono le vie che costituiscono la cintura del centro urbano.
C’è un problema di spazi, è innegabile, che non è solo di
Taurisano. Ma è specifico di Taurisano requisire i pochi spazi che ci sono per
un verso e lasciando che ognuno si arrangi come può per un altro. Qualche mese
fa, quando Piazza Castello era recintata per i lavori di ripavimentazione, si
mise la sosta ad orario nel tratto di Corso Umberto tra Via Roma e Via Giovanni Lopez. Conseguenza: i tratti
viari e le vie adiacenti furono intasati di auto a lunga, lunghissima sosta,
paralizzando le attività commerciali, professionali e di servizi ubicate su
queste vie. Anche il servizio di vigilanza sull’orario delle auto in sosta è
aleatorio: giorni sì e giorni no, sì di pomeriggio, no di mattina e viceversa. Spesso
è una sorta di ritorsione per punire i cittadini che legittimamente si
ribellano. E’ successo nei giorni successivi alla dimostrazione contro la
chiusura di Piazza Castello. E’ pur vero che ormai i vigili urbani rimasti,
dopo i pensionamenti, non sono sufficienti al servizio; ma proprio per questo
si dovrebbe affrontare il problema in maniera più comprensiva e soprattutto
politica.
Forse l’Amministrazione dovrebbe trovare l’opportunità di
riflettere sulle condizioni di vivibilità del paese. La questione di Piazza
Castello è sì di competenza dei Lavori Pubblici, ma anche delle Attività
Produttive e della Cultura. Perché il problema non è stato affrontato insieme?
La situazione delle piazze, del traffico e dei parcheggi è sicuramente la più
esposta sotto gli occhi di tutti; ma ci sono altri settori che non se la
passano meglio. Mancano i soldi – è vero – ma manca ancor più la volontà di
un’Amministrazione che ha la fortuna o forse la sfortuna di gestire il paese
senza opposizione.
Assemblea
Generale Pd
Martedì,
9 luglio con l’On. Ludovico Vico
Si è svolta martedì sera, 9 luglio, l’Assemblea Generale
cittadina del Pd sotto la presidenza del segretario Claudio Leuzzi, ospite
l’On. Ludovico Vico, Commissario provinciale del partito. All’ordine del giorno
i temi politici del momento e l’adesione l’anno in corso.
Quando un modello funziona…
Esperienza di inclusione sociale a Taurisano
Incontro
pubblico dell’Assessore Servizi alla Persona Luana Calogero
Organizzato dall’Assessore ai Servizi Sociali Luana
Calogero, si è svolto giovedì, 11 luglio in “Casa Vanini” l’incontro pubblico
sul tema “Quando un modello funziona…esperienza di inclusione sociale a Taurisano”.
Vi hanno partecipato, con l’Assessore Calogero, il Sindaco Lucio Di Seclì,
Filomena D’Antini (Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Lecce),
Aurelio Rausa (Responsabile Sert di Casarano), Giuseppe Memmi (Psicologo).