sabato 15 febbraio 2014

Caso Calogero: scaricata dal Sindaco Di Seclì. Una brutta pagina di politica


Il Sindaco Lucio Di Seclì ha ceduto ai ricatti dei dieci consiglieri del Pd. Venerdì, 14 febbraio, festa di San Valentino, ha revocato la delega di assessore a Luana Calogero.
Le ragioni della revoca sono chiare, inequivocabili: la Calogero non è di centro-sinistra, anzi di recente con una lettera ha dichiarato di appartenere al gruppo politico del Nuovo Centro-destra. Un pretesto, bello e buono, visto che la Calogero ha sempre detto di essere del centro-destra e addirittura l’anno scorso fu promotrice di un comitato elettorale per raccogliere voti per il Pdl. Altro non può essere imputato alla Calogero. Mai un giudizio negativo sui suoi colleghi di giunta, mai un voto contro la maggioranza o difforme dalla maggioranza, salvo in alcuni casi, come il registro delle coppie di fatto, per il quale ci furono altre defezioni del Pd.
Dunque, la Calogero, pur avendo operato bene come assessore in tutte le sedi e pur avendo osservato un comportamento rispettoso e corretto nei confronti degli altri, è stata immolata sull’altare del più cinico e prepotente interesse di partito. Il Sindaco Di Seclì, che in altre circostanze ha rivendicato la sua libertà di decidere come riteneva più opportuno, al di fuori da logiche e imposizioni di partito, nel quale peraltro non si riconosceva e – da quanto si sa – continua a non  riconoscersi, ha ceduto, contraddicendosi e dimostrando che forse sarebbe stato più conveniente per tutti se fosse stato più disponibile a trattare col partito fin dall’inizio.
Non so se ricorrano gli estremi per impugnare l’atto di revoca. Ci sono stati altri casi in Italia in cui l’assessore defenestrato si è fatto le sue ragioni in sede giudiziaria. Il Sindaco Di Seclì ha più volte espresso formalmente giudizi estremamente positivi sull’assessore, addirittura pochi giorni prima che gli revocasse la delega.
Oggi il buon Lucio Di Seclì e i bravi ragazzi del Pd si sono resi protagonisti di una storiaccia politica. Qualcosa che offende anche la dignità delle singole persone e che manca di rispetto al paese. Potranno fare salti mortali tutti, ma la lista che ha vinto le elezioni tre anni fa era una lista civica, a forte orientamento di centrosinistra ma civica e la Calogero era stata sottratta alla lista di centrodestra come altri erano stati sottratti in maniera spregiudicata alla lista del Psi-Sel. La storia non si cancella come le scritte sui muri.
Ora tocca al Sindaco nominare il nuovo assessore, che dovrà essere per forza donna, in barba alla più bella Costituzione del mondo che non fa distinzione alcuna fra i cittadini. Chi sarà?
Il Sindaco deve stare attento, perché se non accetterà la proposta del partito o se nominerà persona non gradita al partito i dieci consiglieri, che su nessun altra questione sono d’accordo tra di loro, si ricompatteranno per opporsi. Il vero obiettivo del Pd, infatti, non è l’assessore tizio o caio, ma il Sindaco Di Seclì. E’ possibile che il mutato comportamento del Sindaco si risolva a tarallucci e vino, in una scena di questo tipo. Il Sindaco chiede al nuovo segretario del Pd: chi propone il partito? E alla risposta, il Sindaco esclami: mi hai letto nel pensiero; anch’io avevo pensato a quella persona.

Se così non si svolgeranno le cose, per l’Amministrazione comunale continuerà il purgatorio in questi due anni che restano alla consigliatura. E dopo, chi s’è visto s’è visto!

martedì 11 febbraio 2014

Caso Calogero: il vero obiettivo è il Sindaco Di Seclì


Ci sono profili di opacità nell'iniziativa presa dal gruppo consiliare del Pd nei confronti dell’Assessore ai Sevizi Sociali Luana Calogero, di cui si chiede l’estromissione dalla Giunta Di Seclì per aver formalizzato la sua adesione al Nuovo Centro-destra.
Giova ripercorrere brevemente il caso. La Calogero, notoriamente di destra, aderì nel 2011 alla lista civica “Uniti per Taurisano” con candidato sindaco Lucio Di Seclì, che non ebbe problemi a vincere anche per la sopraggiunta esclusione della lista di Centro-destra dalle elezioni.
Fin dall’insediamento in Consiglio la Calogero dichiarò di non poter fare parte del gruppo consiliare del Pd in quanto lei intendeva rappresentare il suo elettorato che era di centro-destra. Un gesto di chiarezza e di onestà politica fu preso per uno sproposito e provocò qualche mal di pancia nella compagine amministrativa, costituita da elementi del Pd, tranne il Consigliere Maruccia, socialista, che al Pd avrebbe aderito successivamente.
Ma le cose andarono avanti con la Calogero al suo posto, a cui il Sindaco aveva assegnato la delega ai Servizi Sociali. Formalmente il Pd non aveva appigli per contestarla.
Ma…ma…ma… le cose tra il Sindaco Di Seclì, mai stato del Pd e mai propenso ad entrarvi, e il Pd non andarono bene fin dall’inizio, fin dall’assegnazione delle deleghe assessorili. Lucio Di Seclì rivendicò il diritto, riconosciutogli dalla legge, di nominare i suoi assessori e respinse pressioni e condizionamenti, forse anche con qualche parola fuori posto. Se fece bene o se fece male sono punti di vista. Personalmente trovo che in politica bisogna sempre raggiungere dei compromessi – in senso buono! – e mai ignorare un certo galateo, non scritto ma radicato nei comportamenti di chi spontaneamente si propone o accetta di svolgere un ruolo di rappresentanza e di amministrazione.
Come rispondere all’indisponibilità del Sindaco a trattare? Il Pd, all’epoca guidato da Claudio Leuzzi, individuò nella posizione della Calogero il suo punto debole; e incominciò a sollevare il caso. La Calogero – si disse – non c’entra con un’Amministrazione che è di centro-sinistra! Era considerata una andata a deporre le uova nel nido di altri!
Ma era veramente di altri quel nido o non era stato fatto insieme da tutti? Dimenticavano i signori del Pd che neppure Lucio Di Seclì, il Sindaco, era del loro partito, che inizialmente neppure William Maruccia lo era e che la lista con cui avevano vinto le elezioni era civica. Si chiamava “Uniti per Taurisano”. Poi potevano essere in maggioranza del Pd o della Juventus o dell'Inter, non cambiava nulla. Unire vuol dire – cito dal primo dizionario della lingua italiana che mi cade sott’occhio - «mettere insieme due o tre elementi, in modo che costituiscano o appaiano un tutto unico» (Tullio De Mauro). Allora, uniti a chi quelli del Partito democratico? Forse dovrebbero chiederselo.
Non se lo chiedono perché lo sanno. La spiegazione, infatti, è un’altra; ed è talmente grande che bisogna essere ciechi per non andare a sbatterci il grugno. Quando si costituì la lista “Uniti per Taurisano” non si poteva sapere – ovvio! – che la lista del centro-destra sarebbe stata esclusa. Essa perciò si proponeva al paese come una lista politicamente integralista in cui stavano insieme figure del più ampio panorama politico e sociale. Lucio Di Seclì, rappresentante di prestigio della società civile, della competenza tecnica per essere stato per l’intera vita professionale ragioniere del comune, del volontariato per aver promosso numerose iniziative, molto vicino alla chiesa e con un bel seguito personale di amici e parenti. La Calogero, poi, donna volitiva e intelligente, rappresentava una certa destra e conferiva alla lista carattere composito con un profilo di alta competitività. Un vero capolavoro di Claudio Leuzzi e compagni, che avevano sottratto alla lista dei socialisti e di Sel alcuni altri elementi, fra cui il Maruccia. Potevano veramente dire all’elettorato: noi siamo tutto il meglio che c’è!
Poi le cose andarono diversamente. La lista del centro-destra fu esclusa, “Uniti per Taurisano” vinse facilmente e quelle presenze che inizialmente dovevano essere fattori di richiamo finirono per essere considerate piuttosto imbarazzanti.
Alla fine dell’anno scorso, in vista del congresso sezionale del Pd, Claudio Leuzzi ha lasciato la segreteria del partito. Quando sembrava che a succedergli fosse l’attuale vice-sindaco e Assessore alla Cultura Claudio Scordella, si riesumò Antonio Ciurlia, l’architetto ex/post comunista, che nelle passate amministrazioni di centro-sinistra, a guida Guidano, era stato assessore e in sintonia col Partito della Rifondazione comunista. Un segnale di forte discontinuità.
A questo punto il caso Calogero è stato risollevato formalmente con una lettera al Sindaco, in cui gli è stato imposto di cacciare la Calogero dalla giunta per avere la stessa ribadito, dopo tre anni, che era ed è di centrodestra.  E lo è stata, di centrodestra, non così per dire. Nelle elezioni politiche dell'anno scorso era nel comitato elettorale del Pdl.
Ma cosa pretendevano quelli del Pd, che la Calogero facesse finta di essere di centrosinistra? Che se ne stesse zitta? Che pescasse nel torbido? Ma si può pretendere un comportamento disonesto e ipocrita per la convenienza per di più degli altri? Probabilmente sì, perché in politica non è a tutti chiaro che la sincerità e la limpidezza sono valori.
Ora, è legittimo che in politica, mutata la situazione, si proceda a cambiare il resto. Oggi il Pd presume che, per la crisi che investe ancora il centrodestra, possa andare a nuove elezioni e vincere facilmente. Oltretutto si coltiva l’ipotesi che nella prospettiva del confronto bipolare a livello nazionale tutte le forze si coalizzino tanto a destra quanto a sinistra.
A Taurisano da un po’ di tempo si fanno prove in tal senso. E quelli del Pd tornano a trasformare la politica in un mattatoio morale, a legittimare per ragioni ideologiche e di schieramento persone fino a ieri impresentabili e a delegittimare le persone perbene di null’altro accusabili se non di appartenere ad altra formazione politica con l’aggravante di dirlo.  
Ma se, come è di tutta evidenza, il vero obiettivo è il Sindaco Di Seclì, il Pd farebbe bene a dirlo apertamente e ad assumersi la responsabilità di quanto è accaduto e accadrà in conseguenza dei suoi errori.