Ci sono
profili di opacità nell'iniziativa presa dal gruppo consiliare del Pd nei
confronti dell’Assessore ai Sevizi Sociali Luana Calogero, di cui si chiede
l’estromissione dalla Giunta Di Seclì per aver formalizzato la sua adesione al
Nuovo Centro-destra.
Giova ripercorrere brevemente il
caso. La Calogero ,
notoriamente di destra, aderì nel 2011 alla lista civica “Uniti per Taurisano”
con candidato sindaco Lucio Di Seclì, che non ebbe problemi a vincere anche per
la sopraggiunta esclusione della lista di Centro-destra dalle elezioni.
Fin dall’insediamento in Consiglio
la Calogero dichiarò
di non poter fare parte del gruppo consiliare del Pd in quanto lei intendeva rappresentare il
suo elettorato che era di centro-destra. Un gesto di chiarezza e di onestà
politica fu preso per uno sproposito e provocò qualche mal di pancia nella
compagine amministrativa, costituita da elementi del Pd, tranne il Consigliere
Maruccia, socialista, che al Pd avrebbe aderito successivamente.
Ma le cose andarono avanti con la Calogero al suo posto, a
cui il Sindaco aveva assegnato la delega ai Servizi Sociali. Formalmente il Pd
non aveva appigli per contestarla.
Ma…ma…ma… le cose tra il Sindaco
Di Seclì, mai stato del Pd e mai propenso ad entrarvi, e il Pd non andarono
bene fin dall’inizio, fin dall’assegnazione delle deleghe assessorili. Lucio Di
Seclì rivendicò il diritto, riconosciutogli dalla legge, di nominare i suoi
assessori e respinse pressioni e condizionamenti, forse anche con qualche
parola fuori posto. Se fece bene o se fece male sono punti di vista.
Personalmente trovo che in politica bisogna sempre raggiungere dei compromessi
– in senso buono! – e mai ignorare un certo galateo, non scritto ma radicato
nei comportamenti di chi spontaneamente si propone o accetta di svolgere un
ruolo di rappresentanza e di amministrazione.
Come rispondere
all’indisponibilità del Sindaco a trattare? Il Pd, all’epoca
guidato da Claudio Leuzzi, individuò nella posizione della Calogero il suo
punto debole; e incominciò a sollevare il caso. La Calogero – si disse – non
c’entra con un’Amministrazione che è di centro-sinistra! Era considerata una andata a
deporre le uova nel nido di altri!
Ma era veramente di altri quel
nido o non era stato fatto insieme da tutti? Dimenticavano i signori del Pd che
neppure Lucio Di Seclì, il Sindaco, era del loro partito, che inizialmente
neppure William Maruccia lo era e che la lista con cui avevano vinto le
elezioni era civica. Si chiamava “Uniti per Taurisano”. Poi potevano essere in
maggioranza del Pd o della Juventus o dell'Inter, non cambiava nulla. Unire vuol dire – cito
dal primo dizionario della lingua italiana che mi cade sott’occhio - «mettere
insieme due o tre elementi, in modo che costituiscano o appaiano un tutto
unico» (Tullio De Mauro). Allora, uniti a chi quelli del Partito democratico? Forse
dovrebbero chiederselo.
Non se lo chiedono perché lo
sanno. La spiegazione, infatti, è un’altra; ed è talmente grande che bisogna
essere ciechi per non andare a sbatterci il grugno. Quando si costituì la lista
“Uniti per Taurisano” non si poteva sapere – ovvio! – che la lista del centro-destra
sarebbe stata esclusa. Essa perciò si proponeva al paese come una lista politicamente
integralista in cui stavano insieme figure del più ampio panorama politico e
sociale. Lucio Di Seclì, rappresentante di prestigio della società civile,
della competenza tecnica per essere stato per l’intera vita professionale
ragioniere del comune, del volontariato per aver promosso numerose iniziative,
molto vicino alla chiesa e con un bel seguito personale di amici e parenti. La Calogero , poi, donna
volitiva e intelligente, rappresentava una certa destra e conferiva alla lista
carattere composito con un profilo di alta competitività. Un vero capolavoro di
Claudio Leuzzi e compagni, che avevano sottratto alla lista dei socialisti e
di Sel alcuni altri elementi, fra cui il Maruccia. Potevano veramente dire all’elettorato:
noi siamo tutto il meglio che c’è!
Poi le cose andarono
diversamente. La lista del centro-destra fu esclusa, “Uniti per Taurisano”
vinse facilmente e quelle presenze che inizialmente dovevano essere fattori di richiamo finirono per essere considerate piuttosto imbarazzanti.
Alla fine dell’anno scorso, in
vista del congresso sezionale del Pd, Claudio Leuzzi ha lasciato la segreteria
del partito. Quando sembrava che a succedergli fosse l’attuale vice-sindaco e
Assessore alla Cultura Claudio Scordella, si riesumò Antonio Ciurlia,
l’architetto ex/post comunista, che nelle passate amministrazioni di
centro-sinistra, a guida Guidano, era stato assessore e in sintonia col
Partito della Rifondazione comunista. Un segnale di forte discontinuità.
A questo punto il caso Calogero è
stato risollevato formalmente con una lettera al Sindaco, in cui gli è stato
imposto di cacciare la
Calogero dalla giunta per avere la stessa ribadito, dopo tre
anni, che era ed è di centrodestra. E lo è stata, di centrodestra, non così per dire. Nelle elezioni politiche dell'anno scorso era nel comitato elettorale del Pdl.
Ma cosa pretendevano quelli del
Pd, che la Calogero
facesse finta di essere di centrosinistra? Che se ne stesse zitta? Che pescasse
nel torbido? Ma si può pretendere un comportamento disonesto e ipocrita per la
convenienza per di più degli altri? Probabilmente sì, perché in politica non è
a tutti chiaro che la sincerità e la limpidezza sono valori.
Ora, è legittimo che in politica,
mutata la situazione, si proceda a cambiare il resto. Oggi il Pd presume che,
per la crisi che investe ancora il centrodestra, possa andare a nuove elezioni
e vincere facilmente. Oltretutto si coltiva l’ipotesi che nella prospettiva del
confronto bipolare a livello nazionale tutte le forze si coalizzino tanto a
destra quanto a sinistra.
A Taurisano da un po’ di tempo si
fanno prove in tal senso. E quelli del Pd tornano a trasformare la
politica in un mattatoio morale, a legittimare per ragioni ideologiche e di
schieramento persone fino a ieri impresentabili e a delegittimare le persone perbene di
null’altro accusabili se non di appartenere ad altra formazione politica con l’aggravante
di dirlo.
Ma se, come è di tutta evidenza, il vero obiettivo è il Sindaco Di
Seclì, il Pd farebbe bene a dirlo apertamente e ad assumersi la
responsabilità di quanto è accaduto e accadrà in conseguenza dei suoi errori.
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