venerdì 19 giugno 2020

Giunta Stasi: le ragioni di un abbandono




Dopo 19 giorni, da quando i tre consiglieri di maggioranza, l’intero gruppo Tim (Taurisano in Movimento), con una lettera al Sindaco e al Consiglio Comunale, hanno preso le distanze collocandosi all’opposizione, essi hanno voluto spiegare pubblicamente le ragioni del loro gesto. E buona cosa è stata l’averlo fatto!
Nella lettera i tre le avevano già ampiamente esposte e argomentate, che però erano monotematiche, si esaurivano nell’incompatibilità con un Sindaco autoritario e dittatoriale, scostante e arrogante, autoreferenziale fino a proclamare pubblicamente e ripetutamente “qui comando io”. Niente si sapeva dei passaggi che avevano portato allo strappo.
Giovedì sera, 18 giugno, Sonia Santoro, capogruppo consigliare dimissionario dalla maggioranza, insieme coi suoi due compagni di gruppo D’Agostino e Seclì, ha aggiunto un po’ di cose, che come ogni “di più” sono del maligno (del diavolo).
Ha detto che loro si erano resi conto da tempo che il sindaco Raffaele Stasi amministrava in maniera autocratica, che agli assessori e agli altri non concedeva niente, che si rifiutava sistematicamente di comunicare col paese e che lui stesso non disdegnava di protestarsi “non democratico”.
La Santoro forse non si è resa conto della gravità delle accuse. Lei è un avvocato e sa perfettamente che dirsi e comportarsi in maniera non democratica è reato, è un andar contro la Costituzione, che all’art. 1 dice che “L’Italia è una repubblica democratica”. Tanto più grave se a dire e a fare certe cose è un pubblico ufficiale, un sindaco nell’esercizio delle sue funzioni. Se fossero vere le sue accuse – e probabilmente lo sono! – nessuno dei consiglieri della maggioranza avrebbe dovuto far passare un solo giorno dal prendere le decisioni prese quattro anni dopo. Invece hanno continuato a stargli accanto fino a dirsi nella lettera suoi “complici”.
Ma c’è dell’altro in quel “di più” che la Santoro ha detto e che dà alla vicenda il carattere di meschinità intellettuale, politicamente s’intende. Fin dall’anno scorso, dopo le Europee, il gruppo della Lega, forte del successo elettorale anche in Taurisano, aveva chiesto al Sindaco la revisione della Giunta, chiedendo un altro assessore. Da quel momento – ha ribadito la Santoro – il Sindaco ha mutato in peggio il suo atteggiamento nei confronti del gruppo Tim, accusandone i componenti di connivenza col nemico, col Pd. La Santoro ha respinto le accuse del Sindaco, parlando di “fantasmi”, ma ha detto chiaramente che c’è stato un imput alla decisione di prendere le distanze. E quest’imput è stata la richiesta del rimpasto della Giunta. Dunque, i tre del gruppo non si sono ravveduti sui comportamenti del Sindaco, non hanno detto basta, non ne possiamo più, ma non ci stavano a lasciare un posto in Giunta ad uno della Lega. Se non ci fosse stata questa richiesta tutto sarebbe continuato nel silenzio: dittatura, antidemocrazia, turpiloqui, esattamente come si è verificato per quattro anni.
E qui il gruppo Tim dimostra di avere l’ennesimo torto. Quando si costituì la Giunta nessuno ha mai detto su quali basi e con quali criteri era stata costituita. Nell’unica intervista che il sindaco Stasi ha concesso a “Presenza” (Novembre 2016) egli disse che non c’era stato un criterio, che così aveva pensato di fare e così aveva fatto. Se ne ricorderà la Santoro, che era presente all’intervista. Ma, quando in una maggioranza le matricole sono tante, uno vale uno ed è buona regola che in giunta si stia un po’ per uno, ché non rincresce a nessuno. Così si dice popolarmente a Taurisano. Invece ai tre di Tim dispiaceva assai lasciare un posto in Giunta ad un consigliere della Lega. Ma non avevano forse diritto anche gli altri a fare un po’ di esperienza in Giunta?  Tanto più importante in quanto esponenti di un partito politico e non di un gruppo civico?  
Se dunque consideriamo che alla base dell’allontanamento dei tre dalla maggioranza c’è una questione di poltrone e che il recupero alla maggioranza del consigliere Emilio Orlando si fonda sulla poltrona di assessore, possiamo concludere che la vicenda è davvero poco edificante, anzi è proprio squallida, tanto più che da dei giovani professionisti in genere si aspetterebbe altro.


Giunta Stasi: le ragioni di un abbandono

Dopo 19 giorni, da quando i tre consiglieri di maggioranza, l’intero gruppo Tim (Taurisano in Movimento), con una lettera al Sindaco e al Consiglio Comunale, hanno preso le distanze collocandosi all’opposizione, essi hanno voluto spiegare pubblicamente le ragioni del loro gesto. E buona cosa è stata l’averlo fatto!
Nella lettera i tre le avevano già ampiamente esposte e argomentate, che però erano monotematiche, si esaurivano nell’incompatibilità con un Sindaco autoritario e dittatoriale, scostante e arrogante, autoreferenziale fino a proclamare pubblicamente e ripetutamente “qui comando io”. Niente si sapeva dei passaggi che avevano portato allo strappo.
Giovedì sera, 18 giugno, Sonia Santoro, capogruppo consigliare dimissionario dalla maggioranza, insieme coi suoi due compagni di gruppo D’Agostino e Seclì, ha aggiunto un po’ di cose, che come ogni “di più” sono del maligno (del diavolo).
Ha detto che loro si erano resi conto da tempo che il sindaco Raffaele Stasi amministrava in maniera autocratica, che agli assessori e agli altri non concedeva niente, che si rifiutava sistematicamente di comunicare col paese e che lui stesso non disdegnava di protestarsi “non democratico”.
La Santoro forse non si è resa conto della gravità delle accuse. Lei è un avvocato e sa perfettamente che dirsi e comportarsi in maniera non democratica è reato, è un andar contro la Costituzione, che all’art. 1 dice che “L’Italia è una repubblica democratica”. Tanto più grave se a dire e a fare certe cose è un pubblico ufficiale, un sindaco nell’esercizio delle sue funzioni. Se fossero vere le sue accuse – e probabilmente lo sono! – nessuno dei consiglieri della maggioranza avrebbe dovuto far passare un solo giorno dal prendere le decisioni prese quattro anni dopo. Invece hanno continuato a stargli accanto fino a dirsi nella lettera suoi “complici”.
Ma c’è dell’altro in quel “di più” che la Santoro ha detto e che dà alla vicenda il carattere di meschinità intellettuale, politicamente s’intende. Fin dall’anno scorso, dopo le Europee, il gruppo della Lega, forte del successo elettorale anche in Taurisano, aveva chiesto al Sindaco la revisione della Giunta, chiedendo un altro assessore. Da quel momento – ha ribadito la Santoro – il Sindaco ha mutato in peggio il suo atteggiamento nei confronti del gruppo Tim, accusandone i componenti di connivenza col nemico, col Pd. La Santoro ha respinto le accuse del Sindaco, parlando di “fantasmi”, ma ha detto chiaramente che c’è stato un imput alla decisione di prendere le distanze. E quest’imput è stata la richiesta del rimpasto della Giunta. Dunque, i tre del gruppo non si sono ravveduti sui comportamenti del Sindaco, non hanno detto basta, non ne possiamo più, ma non ci stavano a lasciare un posto in Giunta ad uno della Lega. Se non ci fosse stata questa richiesta tutto sarebbe continuato nel silenzio: dittatura, antidemocrazia, turpiloqui, esattamente come si è verificato per quattro anni.
E qui il gruppo Tim dimostra di avere l’ennesimo torto. Quando si costituì la Giunta nessuno ha mai detto su quali basi e con quali criteri era stata costituita. Nell’unica intervista che il sindaco Stasi ha concesso a “Presenza” (Novembre 2016) egli disse che non c’era stato un criterio, che così aveva pensato di fare e così aveva fatto. Se ne ricorderà la Santoro, che era presente all’intervista. Ma, quando in una maggioranza le matricole sono tante, uno vale uno ed è buona regola che in giunta si stia un po’ per uno, ché non rincresce a nessuno. Così si dice popolarmente a Taurisano. Invece ai tre di Tim dispiaceva assai lasciare un posto in Giunta ad un consigliere della Lega. Ma non avevano forse diritto anche gli altri a fare un po’ di esperienza in Giunta?  Tanto più importante in quanto esponenti di un partito politico e non di un gruppo civico?  
Se dunque consideriamo che alla base dell’allontanamento dei tre dalla maggioranza c’è una questione di poltrone e che il recupero alla maggioranza del consigliere Emilio Orlando si fonda sulla poltrona di assessore, possiamo concludere che la vicenda è davvero poco edificante, anzi è proprio squallida, tanto più che da dei giovani professionisti in genere ci si aspetterebbe altro.

martedì 16 giugno 2020

Gigi Baglivo nel trigesimo della scomparsa




Vogliamo ricordare Gigi Baglivo, morto domenica 17 maggio,  nel trigesimo della scomparsa. Aveva 78 anni, ma non sembrava avesse un’età, tanto la sua figura sociale era proiettata su una stagione di interminabile giovinezza, trascorsa con tanti altri amici più o meno coetanei. Capita che il tempo venga quasi rimosso dalle nostre vite. Invece il tempo passa inesorabile e si porta via tutto e te ne accorgi proprio quando ti sbatte in faccia la realtà di una perdita affettiva. Non incontrarlo più in piazza o all’Associazione non sembra vero. Non ci si vedeva ormai da tre mesi, chiusi nella quarantena per l’epidemia. Anche questo ha fatto sembrare ancora più drastica la sua scomparsa. E’ stato un personaggio, è stato la piazza in tutti i suoi aspetti, lavoro, frequentazione, associazionismo, svago, amicizia, calcio, tifo, politica, pubblica amministrazione. Aveva una visione gioiosa e serena della vita. Non c’è stato evento che non lo abbia visto tra i protagonisti, un simbolo in un’epoca per certi aspetti esaltante, che ha coperto gli anni dall’adolescenza alla maturità. Altri di quella stagione, qualche anno in più, qualche anno in meno, lo hanno preceduto. Era un geometra ed aveva lo studio in due centralissimi locali di Corso Umberto I all’altezza di Piazza Castello. Aveva un’impresa edile, che ha condotto fino a non molti anni fa. In gioventù era stato un calciatore rapido ed estroso, anche per il suo fisico minuto e scattante; giocava all’ala destra. I campionati migliori li aveva giocati nel Poggiardo nella seconda metà degli anni Sessanta;  poi nel Taurisano, dove ha fatto anche l’allenatore. Tifosissimo dell’Inter. Consigliere comunale del Partito repubblicano prima e poi della Democrazia cristiana, ha ricoperto anche la carica di assessore.Lo ricordiamo con simpatia e con tanta tanta malinconia.

martedì 2 giugno 2020

Il Pd sulla crisi amministrativa



La risposta del Pd alla crisi amministrativa
Due proposte

Il Pd di Taurisano ha risposto alla crisi amministrativa, apertasi con l’uscita dalla maggioranza del gruppo Tim (D’Agostino, Santoro, Seclì) con un’analisi dettagliata dei vizi di nascita della Giunta Stasi, che trova riscontro sia in quanto è stato più volte detto in questi quattro anni, sia nella lettera con cui si è ufficializzata nei giorni scorsi l’uscita dalla maggioranza dei tre consiglieri in aperta dissidenza.
Venerdì, 5 giugno, il Pd terrà un pubblico comizio in Piazza Castello per spiegare direttamente ai cittadini quanto è accaduto.
Ma il Pd non si è limitato all’analisi critica, si è fatto promotore di due proposte, rivolte all’Amministrazione.
Una, rivolta a tutti i consiglieri comunali per creare un “Fondo di solidarietà sociale” destinato alle famiglie e alle persone più bisognose rinunciando ai gettoni di presenza fino alla scadenza del mandato amministrativo.
La seconda chiede alla maggioranza il coinvolgimento nella gestione delle misure di sostegno ai cittadini messe in atto dal Governo, in considerazione del difficile momento che in Italia si sta vivendo con la crisi del Coronavirus. Come è noto il Governo ha stanziato per tutti i comuni delle somme da assegnare alle singole famiglie e ai singoli cittadini. Anche la Regione ha destinato per buoni spesa, pagamento di affitti e bollette, 1.8 milioni di euro per i comuni della provincia di Lecce. A Taurisano sono toccati 27.571,87 euro, che dovranno essere assegnati nei prossimi giorni.     

Benvenuta dignità anche se tardiva



Amministrazione comunale: benvenuta dignità anche se tardiva

Che qualcosa nella Giunta Stasi non stesse al posto giusto lo si capì nella seduta del Consiglio Comunale del 19 maggio quando la capogruppo consigliare di Tim (Taurisano in Movimento) Sonia Santoro aderì alla proposta del Dem Francesco Damiano di rinviare la seduta in quanto non legittima non essendo stata annunciata con pubblico manifesto alcuni giorni prima come vuole lo Statuto. Alla seduta del Consiglio Comunale del 22 maggio, arrivò la sorpresa. Tre esponenti della maggioranza non parteciparono, di fatto prendendo le distanze. Gianluca D’Agostino, Sonia Santoro e Katia Seclì, rispettivamente vice-sindaco, capogruppo consigliare, assessore alla cultura; i tre costituiscono il Tim, una delle tre componenti della maggioranza. Le altre due sono Forza Italia e Lega. Lo strappo deve essersi consumato fra il 19 e il 22 di maggio, fra la seduta invalidata e la seduta successiva. Per garantirsi il numero legale per la validità della seduta il Sindaco Raffaele Stasi, infatti, aveva “recuperato” il consigliere dissidente Emilio Orlando, che da tempo aveva preso le distanze dalla maggioranza per mai meglio precisate ragioni. Se non ci fosse stata questa contromossa, in assenza dei tre della maggioranza, gli altri cinque dell’opposizione avrebbero abbandonato l’aula, invalidando la seduta. In aula, infatti, sarebbero rimasti in otto, sindaco compreso, insufficienti per procedere. Ma c’era l’Orlando “ritrovato”!
Le ragioni dello strappo le abbiamo conosciute il 30 maggio. I tre consiglieri di Tim hanno spiegato in una lettera inviata al Sindaco e fatta conoscere alla stampa perché finalmente si erano decisi a compiere un gesto, che, a loro dire, risaliva non a un episodio singolo ma a tutto un approccio amministrativo e politico, che comprendeva anche il rapporto umano, il modo di porsi del sindaco Stasi sia nei confronti delle istituzioni sia nei confronti del paese. La lettera, di cui abbiamo pubblicato ampi stralci, parla molto chiaro.  
Detto questo, chiediamoci perché questi tre signori, hanno deciso di compiere il passo fatale, che comprendiamo nel merito, ma non nella tempistica. Ipotizziamo soltanto, perché nulla è dato sapere. Quello che dicono è incontrovertibile. Del resto da sempre è quanto ha denunciato “Presenza” in questi quattro anni ed è quanto circolato negli ambienti cittadini.
Se è questa la ragione, ossia l’autoritarismo del sindaco e l’isolamento dell’amministrazione dal paese, con cui la Giunta Stasi non ha voluto avere rapporti men di collaborazione neppure di confronto e di informazione, i tre “ribelli” hanno compiuto un gesto che avrebbero dovuto compiere da tempo, direi dall’inizio. Compiuto all’inizio, avrebbe avuto un senso, quello di tentare di dare all’amministrazione un modo di operare più trasparente, più urbano, più limpido e più democratico,  rispettoso dei collaboratori vicini e dei cittadini, in una parola più compiuto. Fatto dopo quattro anni e ad un anno dal voto del 2021, assume un altro significato, che, per quanto non detto o malamente giustificato, è in realtà quello di proporsi di qui ad un anno con una patente nuova di verginità politica, anzi col merito di aver combattuto un’amministrazione che si era andata rivelando la peggiore della ultrasettantennale storia del paese in era repubblicana.
Il sindaco Stasi non ha mai nascosto il suo modo di pensare e di fare. Non è che agli inizi si fosse comportato diversamente da come si sarebbe comportato dopo; in lui non c’è un prima e non c’è un dopo. Così è fatto. Si può anche comprendere un certo periodo di tempo per vedere di fargli cambiare idee e modalità, anche perché non è che si possa andare a votazioni ad ogni intoppo amministrativo o politico; si spera sempre di poter superare gli ostacoli. Obiezione accolta. Ma quanto tempo? Un anno? Due? Quattro sono decisamente troppi. Specialmente quando non si tratta di un episodio o di un’incomprensione, ma di un modo di pensare e di fare strutturale, che coinvolge l’esercizio umano e sociale stesso della politica.
Ci piace tuttavia cogliere un altro aspetto nel gesto dei tre consiglieri, e cioè uno scatto di dignità. Tardivo, tardivo, ma finalmente giunto! Un “ora basta”, che certo non riscatta tutto un percorso di sopportazione, ma potrebbe aprire qualche prospettiva di assunzione pubblica di responsabilità. Insomma, di quanto è accaduto in questi quattro anni essi devono dar conto ai cittadini, perché i cittadini hanno dovuto sopportare oltre al Sindaco autoritario anche i suoi collaboratori, proni quando non complici.