Amministrazione comunale: benvenuta dignità anche se tardiva
Che qualcosa nella Giunta Stasi
non stesse al posto giusto lo si capì nella seduta del Consiglio Comunale del
19 maggio quando la capogruppo consigliare di Tim (Taurisano in Movimento)
Sonia Santoro aderì alla proposta del Dem Francesco Damiano di rinviare la
seduta in quanto non legittima non essendo stata annunciata con pubblico
manifesto alcuni giorni prima come vuole lo Statuto. Alla seduta del Consiglio
Comunale del 22 maggio, arrivò la sorpresa. Tre esponenti della maggioranza non
parteciparono, di fatto prendendo le distanze. Gianluca D’Agostino, Sonia
Santoro e Katia Seclì, rispettivamente vice-sindaco, capogruppo consigliare,
assessore alla cultura; i tre costituiscono il Tim, una delle tre componenti
della maggioranza. Le altre due sono Forza Italia e Lega. Lo strappo deve
essersi consumato fra il 19 e il 22 di maggio, fra la seduta invalidata e la
seduta successiva. Per garantirsi il numero legale per la validità della seduta
il Sindaco Raffaele Stasi, infatti, aveva “recuperato” il consigliere dissidente
Emilio Orlando, che da tempo aveva preso le distanze dalla maggioranza per mai
meglio precisate ragioni. Se non ci fosse stata questa contromossa, in assenza
dei tre della maggioranza, gli altri cinque dell’opposizione avrebbero
abbandonato l’aula, invalidando la seduta. In aula, infatti, sarebbero rimasti in
otto, sindaco compreso, insufficienti per procedere. Ma c’era l’Orlando
“ritrovato”!
Le ragioni dello strappo le
abbiamo conosciute il 30 maggio. I tre consiglieri di Tim hanno spiegato in una
lettera inviata al Sindaco e fatta conoscere alla stampa perché finalmente si erano
decisi a compiere un gesto, che, a loro dire, risaliva non a un episodio
singolo ma a tutto un approccio amministrativo e politico, che comprendeva anche
il rapporto umano, il modo di porsi del sindaco Stasi sia nei
confronti delle istituzioni sia nei confronti del paese. La lettera, di cui
abbiamo pubblicato ampi stralci, parla molto chiaro.
Detto questo, chiediamoci perché
questi tre signori, hanno deciso di compiere il passo fatale, che comprendiamo
nel merito, ma non nella tempistica. Ipotizziamo soltanto, perché nulla è dato
sapere. Quello che dicono è incontrovertibile. Del resto da sempre è quanto ha
denunciato “Presenza” in questi quattro anni ed è quanto circolato negli
ambienti cittadini.
Se è questa la ragione, ossia l’autoritarismo
del sindaco e l’isolamento dell’amministrazione dal paese, con cui la Giunta Stasi non ha
voluto avere rapporti men di collaborazione neppure di confronto e di
informazione, i tre “ribelli” hanno compiuto un gesto che avrebbero dovuto
compiere da tempo, direi dall’inizio. Compiuto all’inizio, avrebbe avuto un
senso, quello di tentare di dare all’amministrazione un modo di operare più
trasparente, più urbano, più limpido e più democratico, rispettoso dei collaboratori vicini e dei
cittadini, in una parola più compiuto. Fatto dopo quattro anni e ad un anno dal
voto del 2021, assume un altro significato, che, per quanto non detto o
malamente giustificato, è in realtà quello di proporsi di qui ad un anno con
una patente nuova di verginità politica, anzi col merito di aver combattuto un’amministrazione
che si era andata rivelando la peggiore della ultrasettantennale storia del
paese in era repubblicana.
Il sindaco Stasi non ha mai
nascosto il suo modo di pensare e di fare. Non è che agli inizi si fosse
comportato diversamente da come si sarebbe comportato dopo; in lui non c’è un
prima e non c’è un dopo. Così è fatto. Si può anche comprendere un certo
periodo di tempo per vedere di fargli cambiare idee e modalità, anche perché
non è che si possa andare a votazioni ad ogni intoppo amministrativo o
politico; si spera sempre di poter superare gli ostacoli. Obiezione accolta. Ma
quanto tempo? Un anno? Due? Quattro sono decisamente troppi. Specialmente
quando non si tratta di un episodio o di un’incomprensione, ma di un modo di
pensare e di fare strutturale, che coinvolge l’esercizio umano e sociale stesso
della politica.
Ci piace tuttavia cogliere un
altro aspetto nel gesto dei tre consiglieri, e cioè uno scatto di dignità.
Tardivo, tardivo, ma finalmente giunto! Un “ora basta”, che certo non riscatta
tutto un percorso di sopportazione, ma potrebbe aprire qualche prospettiva di
assunzione pubblica di responsabilità. Insomma, di quanto è accaduto in questi
quattro anni essi devono dar conto ai cittadini, perché i cittadini hanno
dovuto sopportare oltre al Sindaco autoritario anche i suoi collaboratori, proni
quando non complici.
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