Dopo 19 giorni, da quando i tre
consiglieri di maggioranza, l’intero gruppo Tim (Taurisano in Movimento), con
una lettera al Sindaco e al Consiglio Comunale, hanno preso le distanze
collocandosi all’opposizione, essi hanno voluto spiegare pubblicamente le
ragioni del loro gesto. E buona cosa è stata l’averlo fatto!
Nella lettera i tre le avevano
già ampiamente esposte e argomentate, che però erano monotematiche, si
esaurivano nell’incompatibilità con un Sindaco autoritario e dittatoriale,
scostante e arrogante, autoreferenziale fino a proclamare pubblicamente e
ripetutamente “qui comando io”. Niente si sapeva dei passaggi che avevano
portato allo strappo.
Giovedì sera, 18 giugno, Sonia
Santoro, capogruppo consigliare dimissionario dalla maggioranza, insieme coi
suoi due compagni di gruppo D’Agostino e Seclì, ha aggiunto un po’ di cose, che
come ogni “di più” sono del maligno (del diavolo).
Ha detto che loro si erano resi
conto da tempo che il sindaco Raffaele Stasi amministrava in maniera
autocratica, che agli assessori e agli altri non concedeva niente, che si
rifiutava sistematicamente di comunicare col paese e che lui stesso non
disdegnava di protestarsi “non democratico”.
La Santoro forse non si è resa
conto della gravità delle accuse. Lei è un avvocato e sa perfettamente che
dirsi e comportarsi in maniera non democratica è reato, è un andar contro la
Costituzione, che all’art. 1 dice che “L’Italia è una repubblica democratica”. Tanto
più grave se a dire e a fare certe cose è un pubblico ufficiale, un sindaco
nell’esercizio delle sue funzioni. Se fossero vere le sue accuse – e probabilmente
lo sono! – nessuno dei consiglieri della maggioranza avrebbe dovuto far passare
un solo giorno dal prendere le decisioni prese quattro anni dopo. Invece hanno
continuato a stargli accanto fino a dirsi nella lettera suoi “complici”.
Ma c’è dell’altro in quel “di
più” che la Santoro ha detto e che dà alla vicenda il carattere di meschinità
intellettuale, politicamente s’intende. Fin dall’anno scorso, dopo le Europee,
il gruppo della Lega, forte del successo elettorale anche in Taurisano, aveva chiesto
al Sindaco la revisione della Giunta, chiedendo un altro assessore. Da quel
momento – ha ribadito la Santoro – il Sindaco ha mutato in peggio il suo
atteggiamento nei confronti del gruppo Tim, accusandone i componenti di
connivenza col nemico, col Pd. La Santoro ha respinto le accuse del Sindaco, parlando
di “fantasmi”, ma ha detto chiaramente che c’è stato un imput alla decisione di
prendere le distanze. E quest’imput è stata la richiesta del rimpasto della
Giunta. Dunque, i tre del gruppo non si sono ravveduti sui comportamenti del
Sindaco, non hanno detto basta, non ne possiamo più, ma non ci stavano a lasciare
un posto in Giunta ad uno della Lega. Se non ci fosse stata questa richiesta
tutto sarebbe continuato nel silenzio: dittatura, antidemocrazia, turpiloqui,
esattamente come si è verificato per quattro anni.
E qui il gruppo Tim dimostra di
avere l’ennesimo torto. Quando si costituì la Giunta nessuno ha mai detto su
quali basi e con quali criteri era stata costituita. Nell’unica intervista che
il sindaco Stasi
ha concesso a “Presenza” (Novembre 2016) egli disse che non c’era stato un
criterio, che così aveva pensato di fare e così aveva fatto. Se ne ricorderà la
Santoro, che era presente all’intervista. Ma, quando in una maggioranza le
matricole sono tante, uno vale uno ed è buona regola che in giunta si stia un
po’ per uno, ché non rincresce a nessuno. Così si dice popolarmente a
Taurisano. Invece ai tre di Tim dispiaceva assai lasciare un posto in Giunta ad
un consigliere della Lega. Ma non avevano forse diritto anche gli altri a fare un
po’ di esperienza in Giunta? Tanto più importante
in quanto esponenti di un partito politico e non di un gruppo civico?
Se dunque consideriamo che alla
base dell’allontanamento dei tre dalla maggioranza c’è una questione di
poltrone e che il recupero alla maggioranza del consigliere Emilio Orlando si
fonda sulla poltrona di assessore, possiamo concludere che la vicenda è davvero
poco edificante, anzi è proprio squallida, tanto più che da dei giovani
professionisti in genere si aspetterebbe altro.
Giunta Stasi: le ragioni di un abbandono
Dopo 19 giorni, da quando i tre
consiglieri di maggioranza, l’intero gruppo Tim (Taurisano in Movimento), con
una lettera al Sindaco e al Consiglio Comunale, hanno preso le distanze
collocandosi all’opposizione, essi hanno voluto spiegare pubblicamente le
ragioni del loro gesto. E buona cosa è stata l’averlo fatto!
Nella lettera i tre le avevano
già ampiamente esposte e argomentate, che però erano monotematiche, si
esaurivano nell’incompatibilità con un Sindaco autoritario e dittatoriale,
scostante e arrogante, autoreferenziale fino a proclamare pubblicamente e
ripetutamente “qui comando io”. Niente si sapeva dei passaggi che avevano
portato allo strappo.
Giovedì sera, 18 giugno, Sonia
Santoro, capogruppo consigliare dimissionario dalla maggioranza, insieme coi
suoi due compagni di gruppo D’Agostino e Seclì, ha aggiunto un po’ di cose, che
come ogni “di più” sono del maligno (del diavolo).
Ha detto che loro si erano resi
conto da tempo che il sindaco Raffaele Stasi amministrava in maniera
autocratica, che agli assessori e agli altri non concedeva niente, che si
rifiutava sistematicamente di comunicare col paese e che lui stesso non
disdegnava di protestarsi “non democratico”.
La Santoro forse non si è resa
conto della gravità delle accuse. Lei è un avvocato e sa perfettamente che
dirsi e comportarsi in maniera non democratica è reato, è un andar contro la
Costituzione, che all’art. 1 dice che “L’Italia è una repubblica democratica”. Tanto
più grave se a dire e a fare certe cose è un pubblico ufficiale, un sindaco
nell’esercizio delle sue funzioni. Se fossero vere le sue accuse – e probabilmente
lo sono! – nessuno dei consiglieri della maggioranza avrebbe dovuto far passare
un solo giorno dal prendere le decisioni prese quattro anni dopo. Invece hanno
continuato a stargli accanto fino a dirsi nella lettera suoi “complici”.
Ma c’è dell’altro in quel “di
più” che la Santoro ha detto e che dà alla vicenda il carattere di meschinità
intellettuale, politicamente s’intende. Fin dall’anno scorso, dopo le Europee,
il gruppo della Lega, forte del successo elettorale anche in Taurisano, aveva chiesto
al Sindaco la revisione della Giunta, chiedendo un altro assessore. Da quel
momento – ha ribadito la Santoro – il Sindaco ha mutato in peggio il suo
atteggiamento nei confronti del gruppo Tim, accusandone i componenti di
connivenza col nemico, col Pd. La Santoro ha respinto le accuse del Sindaco, parlando
di “fantasmi”, ma ha detto chiaramente che c’è stato un imput alla decisione di
prendere le distanze. E quest’imput è stata la richiesta del rimpasto della
Giunta. Dunque, i tre del gruppo non si sono ravveduti sui comportamenti del
Sindaco, non hanno detto basta, non ne possiamo più, ma non ci stavano a lasciare
un posto in Giunta ad uno della Lega. Se non ci fosse stata questa richiesta
tutto sarebbe continuato nel silenzio: dittatura, antidemocrazia, turpiloqui,
esattamente come si è verificato per quattro anni.
E qui il gruppo Tim dimostra di
avere l’ennesimo torto. Quando si costituì la Giunta nessuno ha mai detto su
quali basi e con quali criteri era stata costituita. Nell’unica intervista che
il sindaco Stasi
ha concesso a “Presenza” (Novembre 2016) egli disse che non c’era stato un
criterio, che così aveva pensato di fare e così aveva fatto. Se ne ricorderà la
Santoro, che era presente all’intervista. Ma, quando in una maggioranza le
matricole sono tante, uno vale uno ed è buona regola che in giunta si stia un
po’ per uno, ché non rincresce a nessuno. Così si dice popolarmente a
Taurisano. Invece ai tre di Tim dispiaceva assai lasciare un posto in Giunta ad
un consigliere della Lega. Ma non avevano forse diritto anche gli altri a fare un
po’ di esperienza in Giunta? Tanto più importante
in quanto esponenti di un partito politico e non di un gruppo civico?
Se dunque consideriamo che alla
base dell’allontanamento dei tre dalla maggioranza c’è una questione di
poltrone e che il recupero alla maggioranza del consigliere Emilio Orlando si
fonda sulla poltrona di assessore, possiamo concludere che la vicenda è davvero
poco edificante, anzi è proprio squallida, tanto più che da dei giovani
professionisti in genere ci si aspetterebbe altro.
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